TASSA DI SOGGIORNO
Un amministratore della Giunta di Bari ribatte alle accuse del sindaco e dell'assessore al bilancio
Un ex amministratore, che non ama accendere i riflettori sulla sua persona, spiega i motivi del mancati pagamenti delle tasse comunali nel 2014 e i rischi che comportano l'aumento della Tassa di Soggiorno

Fasano – Non sono affatto piaciute le accuse rivolte dal sindaco Francesco Zaccaria e dall'assessore al bilancio Giovanni Cisternino agli amministratori della Giunta di Bari per la mancata riscossione dei tributi locali negli anni dal 2013 in poi. Nessuno nega le cifre, ma vi sono delle serie giustificazioni per comprendere che quei dati sono frutto di una situazione della quale andava tenuto conto prima di lanciarsi in accuse prive di fondamento: e di ciò ne doveva essere consapevole anche il dirigente preposto alla redazione del bilancio comunale.
«Basta tornare con la mente a quel terribile periodo per capire quale fosse il clima – racconta un ex amministratore che non ama accendere i riflettori sulla sua persona –. A causa delle nuove disposizioni legislative il Comune di Fasano si vedeva costretto ad aumentare la Tarsu che andava a taccare complessivamente 6,5 milioni di euro d'imposta e la Tares-Tari che toccava i 9 milioni di euro. Per alcuni cittadini si verificò un aumento del 300 per cento dell'imposta.
Ma lungi dall'accusare i presidenti del consiglio di centrosinistra Letta e Renzi, che prima l'uno e poi l'altro avevano introdotto questi tributi, ci assumemmo la responsabilità politica del salasso, peraltro in parte dovuto anche al più alto costo dell'appalto del rifiuti.
Ma da buoni padri di famiglia, introducemmo differimenti nei pagamenti, senza sanzioni e con rateazioni anche di un anno. La stessa cosa accadde nell'anno successivo. Tra l'altro furono posticipati i tempi dei pagamenti anche per consentire agli uffici di esaminare le istanze proposte da centinaia di cittadini per ottenere le agevolazioni introdotte per il pagamento della Tares».
A contrastare le affermazioni che l'amministrazione Di Bari volutamente evitò di far riscuotere le tasse comunali, vengono ricordati i “moti popolari” che l'aumento della tassazione comportò, fino ad arrivare a manifestazioni di piazza e a cortei di protesta. Tutto ciò determinò la razione di molti cittadini che volutamente non pagarono le imposte in segno di protesta. Le così basse percentuali di pagamenti verificatesi in quegli anni, a giudizio degli amministratori dell'epoca, furono anche determinate dal differimento al 30 novembre 2013 del termine per l'approvazione del bilancio annuale di previsione 2013 degli Enti locali, disposto dall'art. 8 del DL 31 agosto 2013, n. 102 che non sembrò soltanto lo slittamento tecnico di un termine, dovuto al sopravvento di inaspettate criticità congiunturali connesse al destino della TARES o al restyling dell'imposta municipale.
La difficoltà di chiudere i bilanci comunali sembrò invece il segnale eloquente di un sistema amministrativo in affanno, che vedeva sempre più spesso i Comuni intraprendere operazioni straordinarie (dismissioni immobiliari, alienazioni societarie o, peggio, avventure di finanza creativa) non già per diversificare il portafoglio degli investimenti, quanto piuttosto per coprire il fabbisogno delle spese correnti.
Infine la stoccata finale: «La Giunta Zaccaria ha voluto far pagare per intero agli operatori turistici il conto della sua politica clientelare. Si sarebbe potuto invece arrivare a una decisione di compromesso, cominciando col tagliare un po' di spese correnti, che in questi anni di amministrazione Zaccaria sono leggermente cresciute. L'essersi accaniti contro gli operatori turistici, potrebbe portare conseguenze poco piacevoli, come la perdita di parecchi posti di lavoro».
di Redazione
24/02/2019 alle 12:53:06
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